La voce latina del titolo (dictionarium), declinata con la variante fonetica della lettera – k al posto di c – mette subito davanti a un intento normativo. Il libro parte dalla lingua per offrire una rappresentazione del suo spettro attuale. Le quattro sezioni compongono una specie di struttura genealogica, come un albero di famiglia per i nove focus linguistici che il nostro modo di esprimerci – soprattutto della generazione giovane, coetanea all’autrice – sta attraversando. Il plurilinguismo di una popolazione sempre connessa, che vive nel digitale e si sta affacciando alla ‘realtà aumentata’, è scandito nella prima sezione, Dizionarietto, dove la mescolanza tra le lingue segue un andamento alfabetico. Anche autrici come la danese Inger Christensen, con Alphabet, e Antonella Anedda, con Il catalogo della gioia, avevano trovato una struttura alfabetica per la forma dei loro libri. In questo caso, però, l’uso della nomenclatura secondo l’ordine alfabetico rimanda a un processo random che, a partire dalle iniziali di parole diverse in lingue diverse, raffigura un campo linguistico trasversale. Il mondo delle lingue è una galassia in espansione: si plasma e riplasma continuamente. Le tessere linguistiche sono scaglioni vertiginosi di una pioggia di lettere e dati molto rapidi, come dentro un processore neuronale. Nella sezione successiva, Lessico-lessici, entriamo a contatto con neologismi: “africava” ad esempio, per dire che il clima estivo di Milano è diventato caldo come quello africano. “La lingua diagonale ci ascolta soffoca plasma” si legge: la lingua che disponiamo è messa alla prova da nuove condizioni, da processi e innovazioni, e le parole, come fossero autocoscienti, si accorgono dei limiti dei loro significati per aprirsi a nuove possibilità.
Maria Borio
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Сушняк
Getsemani a San Giovanni oggi,
sempre più aspri i passi poi il battesimo fra i portici.
aiutatemi a non avere sete, mentre mi inzuppano
la testa, ma una strada ci vuole nel deserto
ed è forse la viuzza asfaltata alla mia destra.
Lì è tutto un micelio e io […]
dicono di me:
‘era una brava persona, faceva proprio la
muffa’.
E poi spesso si aggiunge: “sudava sangue”.
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Cirasa
sono arrivati a disturbaci il sonno – parlava di zanzare.
sono cose da grandi – tempestava.
in estate la città diventa una caramella, si tumefaceva
e mi si schiariva lenta.
un anno di disfacimenti o accorgimenti.
mia nonna si catapulta al frigo, mi dice:
I cirasa su troppu duci, stu annu.
mi fermo, analizzo bene, come in latino:
si scompagina la vocale breve e si torna al verbo.
Le cose poi erano quelle che sono:
1°. il latte per merenda
2°. la padronanza dei miei spazi.
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Registrazione 43
si sfiora la gamba e butta un “fuuuuu” all’aria
(fffffffffffffffffffffffu)
mi dice che i pavimenti, i maledetti pavimenti
a furia di accontentare i clienti […] si è trovato nei migliori
ospedali di qui.
ma che cosa significa “qui” detto in quel dialetto,
che terra stava descrivendo diteggiando?
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con una espressione fiera cammina storto
accanto alla signora che compra ogni giorno
tre chili di cuore di maiale per il suo dogo di Bordeuax.
al medico ho detto con l’osso che mi avete tolto
stasera ci faccio il brodo
+
E perciò oggi si dice: “sul monte il signore provvede”.
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Le storie sulla Passione, sull’Orto degli ulivi
e condivamo sempre col disegno finale della croce.
Poi il discorso sull’etimo dell’etichetta lignea
sul capo di Cristo.
avevamo idee diverse e anche l’accento e la posa con cui
[recitavamo:
Mio Dio
mio Dio
perché mi hai abbandonato
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Luctatio
Certo, qui il caldo,
ma tu non ricordi Milano che africava nella stanza
e ti dava pugni sulla testa – sine adversario nulla luctatio est.
un nemico ogni giorno diverso.
Era avere cagionevolezza mentre sillabavi
o sbavavi –
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Тоcка
Tosca tossisce annaspa fiorisce, a marzo.
il morbido lamento delle autostrade la fa sudare,
vorrebbe scendere di nuovo nel suo corpo.
ricorda di quei film in cui la telecamera dall’alto poi
sprofonda ed è un attimo prima che il naso le indichi
la strada di casa di nonna.
Nabokov suggerisce l’impossibilità di tradurre ‘Тоска’
ci si limita a girarci intorno come i cani.
si allarga il campo, panorami bancarelle
– cielo bianco a Rimini
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Giorgia La Placa è nata a Palermo il 02/02/1996. Si è laureata a Bologna in Archeologia ed è una insegnante di Lettere. Nel 2019 è uscito il suo primo libro Il punto morto del mondo (LietoColle) e diverse sue poesie sono apparse in riviste come Inverso – rivista di poesia, PoetarumSilva, MediumPoesia, Poesia del nostro tempo. Collabora attivamente con lo Spazio Letterario di Bologna ed è curatrice della rassegna poetica Old/Young.