Konstantinos Loukòpoulos | Πολύτροπος n.1

Si inaugura oggi la rubrica Polytropos, dedicata alla poesia greca contemporanea, con un articolo a cura di Michela Corvino, dedicato al poeta Konstantinos Loukòpoulos.

L’autore che inaugura Πολύτροπος, la rubrica dedicata alla poesia greca contemporanea è Konstantinos Loukòpoulos. Nato ad Eleusi nel 1965, fisico e storico della filosofia e della scienza. Non ancora ventenne comincia a scrivere testi in prosa che trovano posto in riviste letterarie e antologie. Dal 2013 si dedica sistematicamente alla composizione poetica. In occasione delle Eschilee del 2017 compone testi in versi e in prosa che accompagnano le musiche di Mikis Theodoràkis, raccolti in seguito nella silloge Επιτάφιος εν Ελευσίνι (Epitaffio in Eleusi) pubblicata nel 2108 da Μικρές Εκδόσεις e ripubblicata nel 2020 da Έναστρον. Nel 2020 esce anche la seconda miscellanea Ενύπνια τα Μεθεόρτια (Sogni il Dopofesta) pubblicata da Έναστρον; dello stesso editore è la raccolta di racconti Οι Πόλεις το Χειμώνα (La città d’Inverno) del 2018. Parallelamente alla produzione artistica Loukòpoulos scrive anche manuali di fisica per studenti della scuola secondaria.

La sua ontologia tratta questioni che hanno rapporti con il trascorrere del Tempo, la Caducità (di persone vicine), la Coscienza dell’esistenza, la posizione dell’uomo dinanzi a Dio e usa l’Agnosticismo come posizione di concezione dell’Essere e del Divenire. La sua poesia ha legami estetici e emotivi con i poeti greci della generazione fra le due guerre, il cosiddetto mesopòlemos, quali Kostas Kariotàkis, Maria Polidouri, Napoleon Lapathiòtis, ma subisce anche profonde influenze da parte di Miltos Sachtouris, Nikos Karouzos e Giorghis Pavlòpoulos.

Egli stesso definisce la sua poesia caratterizzata da un ecclettismo scelto che oscilla fra la tradizione bizantina e il cosmopolitismo europeo, permeata dei concetti e dei fondamenti delle scienze positive derivanti dalla sua formazione di fisico e storico e filosofo della scienza. Artista raffinato e al contempo incisivo e penetrante come un dardo, il suo universo poetico si snoda tra tematiche sociali e introspezione privata, è una poesia, quella di Loukòpoulos dotata di una coinvolgente forza sensoriale.

Michela Corvino

un triste pretesto (EPITAFFIO IN ELEUSI)

NON SO se dobbiamo rincontrarci
con le stesse parole con cui ci lasciavamo,
di notte, a primavera,
mentre le parole si scioglievano sulla prominenza dei corpi
silenziosa va ritirandosi, nel mezzo, un’ortensia.
E quanti respiri si sono compiuti,
la morte piatta che ha superato,
ma anche l’anima che ha trovato la sua strada
per diventare rondine,
nella ora stessa in cui si accumulavano
masse d’aria e polvere cosmica
come se l’impasto amalgamasse
una celeste fornaia 
e Betelgeuse diventasse
un’altra ancora
Supernova.
Magari discernessi
quell’abbraccio inesistente,
dove il fior di miele arrancava 
fra le due placche
per sganciarsi dall’uomo.
Allora questa discussione sarebbe diventata
una poesia solo per il vostro ritorno.
Ma, guardando i ragazzi che resistono,
che appoggiano le spalle e l’uno sorregge l’altro,
dico, forse potrà persino un inno alla vita giungere al termine,
e che abbia come scintilla un tale triste pretesto.

*

la luna necessaria (EPITAFFIO IN ELEUSI)

IN QUESTO cassetto germogliano le poesie:
talvolta sono vecchi
che sgranocchiano con le dentiere 
– dell’Assicurazione Sociale – mal posizionate
tutto quanto è controindicato per il diabete,
caramelle mou, gelatine,
una prugna matura,
i loro occhi sono costantemente bagnati
e temono il tempo;
altre adolescenti profumati,
kouroi e kores,
con cosce sode e sorriso arcaico,
spiegano le loro ali nuove di zecca,
fieri nei sogni,
e quando si abbracciano
il tempo li teme,
altre volte noi stessi,
che respiriamo a fatica,
dormiamo di meno,
ci intorpidiamo più
dell’anno scorso
(anche se ci innamoriamo ugualmente)
Indifferente se ne sta su tutto ciò la luna.
Ogni poesia
deve avere anche qualcosa di simile. 

*

a casa (EPITAFFIO IN ELEUSI)

CHIEDO ALLA CASA, quando per caso la trovo,
nella Parigi di Desnos:
– Come te la passi? Come ti sembrano quelli nuovi?
Che dire?
si fa da parte a mostrarmi la ragazzina
stanza la stanza
che dà la caccia ai pipistrelli,
ai nidi nel soggiorno che partoriscono lame, 
una luce che segue i randagi,
ma si spegne non appena imbrunisce;
e mia madre
zoppicante
che sopporta
degli stranieri
la morte.

*

LE TEMPS PERDU (SOGNI IL DOPOFESTA)


La sera nuovamente
Apparve il piccolo con il salvagente e il mantello di luce,
che rideva gracchiante all’aria pungente
cricchetti sibilavano,
il suo alito odorava di fiammifero masticato
negli occhi due orbite di tombe,
come nel primo primo sogno,
dodici dicembre
disse:
– ho portato il tempo avanzato
lo faremo passione celeste,
lo faremo donne con
i capelli rossi,
abbandonate a fiorire girasoli
in altre mani,
lo faremo viaggi col kayak,
che abbiamo perso quel giorno bianco
con le rocce a prua
e il tabacco bagnato
ci innamoreremo di una Harley color avorio, senza casco,
partoriremo altri figli,
ameremo altri cani…
mentre affondava rapidamente fino alla vita nel fango nero,
e il mantello cominciava a spegnersi
chi ci crederebbe?

*

IL NAULO (SOGNI IL DOPOFESTA)


Facemmo un safari
uno sciamano muto
ci diede la caccia tutta la notte

ci prese gli occhi

un cappuccetto rosso
andava e veniva
e puliva

usciva in veranda
piangeva un po’
poi rientrava

– da qui partono sempre gli uccelli migratori
con le loro valigie,
dice

– il naulo
Lo dovete portare nelle orbite
al posto degli occhi

poi ci spolverò
e ci baciò sulla fronte

sopra al camino
guardava impotente
imbalsamata
la testa del poeta.

*

μια θλιβερή αφορμή  (ΕΠΙΤΑΦΙΟΣ ΕΝ ΕΛΕΥΣΙΝΙ)

ΔΕΝ ΞΕΡΩ μήπως πρέπει να ξανανταμώσουμε 
με τα ίδια λόγια που χωρίζαμε,
νύχτα που ήταν, ανοιξιάτικη,
κι όπως έλιωναν οι λέξεις στον πρόβολο των κορμιών
σιωπηλή να αποτραβιέται, στο ενδιάμεσο, μια ορτανσία.
Κι όσες αναπνοές εκτελέστηκαν,
ο επίπεδος θάνατος που υπερκεράστηκε,
μα κι η ψυχή που βρήκε τον δρόμο της
να γίνει χελιδόνι,
την ίδια ώρα που συμπτύσσονταν
αέριες μάζες και αστρική σκόνη
σαν μάλαζε τη ζύμη τους
μια ουράνια φουρνάρισσα
κι ο Μπετελγκέζ γινόταν
ένας ακόμη
Υπερκαινοφανής.
Μακάρι να διαχώριζα
εκείνη την ανύπαρκτη αγκαλιά,
όπου πάσχιζε η μελισσάνθη
στις δύο πλάκες ανάμεσα
από τον άνθρωπο να απασφαλιστεί.
Τότε η συζήτηση ετούτη θα γινόταν
ένα ποίημα για τον νόστο σας και μόνο.
Μα, όπως βλέπω τα παιδιά κι αντέχουν,
πώς ακουμπούν στους ώμους και στηρίζει το ‘να τ’ άλλο,
λέω, ίσως μπορέσει ακόμη κι ένας ύμνος της ζωής να καταλήξει,
κι ας έχει έναυσμα μια τέτοια θλιβερή αφορμή.

*

το απαραίτητο φεγγάρι  (ΕΠΙΤΑΦΙΟΣ ΕΝ ΕΛΕΥΣΙΝΙ

ΕΔΩ ΣΕ ΤΟΥΤΟ το συρτάρι φυτρώνουν τα ποιήματα:
άλλοτε είναι γέροντες 
που μασουλάνε με τα στραβοχυμένα 
–από το ΙΚΑ– μασελάκια τους
τα πάντα όσα αντενδείκνυνται στον διαβήτη,
καραμέλες βουτύρου, ζελεδάκια,
ένα ώριμο δαμάσκηνο,
τα μάτια τους είναι μονίμως υγρά
και τρέμουν τον χρόνο·
άλλοτε μυρωδάτοι έφηβοι, 
κούροι και κόρες,
με συμπαγή μπούτια κι αρχαϊκό χαμόγελο,
απλώνουν τα ολοκαίνουργια φτερά τους
αγέρωχοι στα όνειρα,
κι όταν αγκαλιάζονται
ο χρόνος τούς τρέμει·
άλλοτε εμείς οι ίδιοι,
που ανασαίνουμε βαρύτερα,
κοιμόμαστε λιγότερο,
μουδιάζουμε περισσότερο
από πέρσι 
(κι ας ερωτευόμαστε το ίδιο).
Αδιάφορο στέκει πάνω απ’ όλα αυτά το φεγγάρι.
Κάθε ποίημα 
πρέπει να έχει κι ένα τέτοιο.

*

το σπίτι (ΕΠΙΤΑΦΙΟΣ ΕΝ ΕΛΕΥΣΙΝΙ)

ΡΩΤΩ ΤΟ ΣΠΙΤΙ, όταν το βρίσκω κατά τύχη,
στο Παρίσι του Ντεσνός:
– Πώς τα περνάς; και πώς σου φαίνονται οι καινούργιοι;
Τι να μου πει;
παραμερίζει να δω το κοριτσάκι
δωμάτιο το δωμάτιο
που κυνηγά τις νυχτερίδες,
τις φωλιές στο σαλόνι που γεννάνε τα ξυράφια,
ένα φως που ακολουθεί τα αδέσποτα,
μα σβήνει μόλις σκοτεινιάζει·
και τη μάνα μου
κουτσαίνοντας
που νταγιαντίζει
των ξένων ανθρώπων
τον θάνατο.

*

LE TEMPS PERDU (ΕΝΥΠΝΙΑ ΤΑ ΜΕΘΕΟΡΤΙΑ)

Το βράδυ πάλι
φάνηκε το τρίχρονο με το σωσίβιο  και τον μανδύα φωτός,
που γελούσε κακαριστά στον ξινό αέρα 
ροκάνες κροτάλιζαν,
η ανάσα του μύριζε μασημένο σπίρτο 
στα μάτια δύο κόγχες με μνήματα,
όπως στο πρώτο πρώτο όνειρο,
δώδεκα του Δεκέμβρη
είπε:
-έφερα τον χρόνο που περίσσεψε
θα τον κάνουμε γαλάζιο έρωτα,
θα τον κάνουμε γυναίκες με 
κόκκινα μαλλιά, 
που εγκαταλείφθηκαν να ανθοφορήσουν ηλιοτρόπια 
σε άλλα χέρια,
θα τον κάνουμε ταξίδια με το καΐκι,
που χάσαμε εκείνη την άσπρη μέρα 
με τους βράχους στην πλώρη 
και τον βρεγμένο καπνό 
θα ερωτευτούμε μια κοκάλινη Harley, δίχως κράνος, 
θα γεννήσουμε κι άλλα παιδιά,
θα αγαπήσουμε κι άλλους σκύλους…
ενώ βούλιαζε γοργά ως τη μέση στη μαύρη λάσπη,
κι ο μανδύας άρχιζε να σβήνει 
ποιος να το πίστεψε;

*

ΤΑ ΝΑΥΛΑ  (ΕΝΥΠΝΙΑ ΤΑ ΜΕΘΕΟΡΤΙΑ)
Σαφάρι πήγαμε 
ένας βουβός σαμάνος 
μας κυνηγούσε όλη τη νύχτα
πήρε τα μάτια μας
μια κοκκινοσκουφίτσα 
πηγαινοερχόταν 
και καθάριζε
έβγαινε στη βεράντα  
έκλαιγε λίγο 
μετά επέστρεφε
-από ’δω όλο φεύγουν τα αποδημητικά 
με τις βαλίτσες τους, 
λέει
-τα ναύλα σας 
να τα φοράτε μες στις κόγχες
αντί για μάτια
έπειτα μας ξεσκόνισε 
και μας φίλησε στο μέτωπο
πάνω απ’ το τζάκι 
κοιτούσε αμήχανη 
ταριχευμένη 
η κεφαλή του ποιητή.

Testi: Konstantinos Loukòpoulos

Traduzione: Michela Corvino

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