Agi Mishol (1947) poetessa israeliana, è una della voci più riconosciute del suo paese oltre che tra le più affermate sul panorama internazionale. Noi l’abbiamo incontrata al Festival della letteratura a Mantova questo settembre, per intervistarla e parlare della sua prima opera tradotta in italiano, Ricami su ferro, pubblicata dalla casa editrice Giuntina nel 2017, curata da A.L. Callow e C.Nicolini Coen. Di seguito vi riportiamo solo un breve estratto del nostro dialogo, utile secondo noi a contestualizzare il contenuto di approfondimento di questo articolo.
Agi Mishol: […] vorrei dire che non importa il tipo di poesia che uno scrive o a cui si sente affezionato: la questione primaria della poesia è il linguaggio. Il modo in cui le parole si incastrano creando un contatto elettrico. Puoi dire una cosa in migliaia di modi, ma uno soltanto accenderà la magia. Una poesia può trattare infiniti temi, l’amore, la morte, il ricordo, la natura… però, secondo me, quando si parla di poesia, si deve parlare innanzitutto di linguaggio.
Proprio per rendere conto della ricerca linguistica di Agi abbiamo deciso di registrare la voce della poetessa che, in esclusiva per MediumPoesia, ha letto in lingua originale la poesia Scrivere, dall’opera Ricami su Ferro, di cui vi riportiamo il testo nella traduzione italiana di A.L. Callow
Scrivere
La scrittura è la più tortuosa delle vie
per ricevere amore.
Vivere per lei è
salire e scendere per le scale minori
dell’infanzia
con l’interno di fuori
e un microfono attaccato alla tempia
è chinarsi sulle parole
finché non si trasformano in porta
e allora farvi irruzione
come frattali
di broccoli
è sbarrare sempre gli occhi
dalla seconda alla terza dimensione
sino a una danza di lettere
che si inchinano l’una di fronte all’altra con l’umiltà del tempo
di fronte all’eternità
vivere per lei è
cadere dai cieli
con una lucente coda di cometa
come un desiderio
di nessuno.
Potete trovare l’intervista completa, sul sito della rivista La Balena Bianca, direttamente a questo link.