Cristiano Poletti / Sparare a zero. Intervista e testi

Per la quattordicesima puntata del format “Sparare a zero”, la redazione intervista il poeta Cristiano Poletti.
  1. Tra i libri usciti negli anni Duemila puoi indicarne 5 fondamentali per il tuo percorso?

Limitandomi ai libri italiani di poesia pubblicati dall’inizio di questo secolo, indicherei: Come non piangenti di Cristina Alziati, Tersa morte di Mario Benedetti, Historiae di Antonella Anedda, Macello di Ivano Ferrari, Incontri e agguati di Milo De Angelis.

  1. Nella tua esperienza, il fatto di scrivere poesia si riflette nella vita quotidiana? Per chi scrivi poesia?

Per forza che si riflette, ma cambierei proprio la postura della frase: è la vita quotidiana che si riflette nella poesia. Credo che il tentativo della scrittura si faccia per la gioia stessa dello scrivere; quindi in fondo io scrivo per me, convinto che poi altri possano lì riflettersi, a lavoro compiuto.

  1. Senti di fare parte di una comunità poetica a cui aderisci? Com’è il tuo rapporto con altri poeti viventi e con chi ti legge?

No, sinceramente. Sento di far parte, questo sì, di una comunità di cittadini. Poi certo, i singoli rapporti che si conducono nel tempo con alcuni poeti sono importantissimi. Infine, chi ti legge. Io mi chiedo chi mi legge. Non so, non lo so, ed è meglio così. Confido molto nel parere di chi non si occupa abitualmente di poesia e di chi ha pochi anni sulle spalle.

  1. Senti di inserirti all’interno di una tradizione poetica italiana? Avverti una particolare vicinanza con tradizioni poetiche in altra lingua?

Non sento di appartenere a una tradizione poetica specifica. Conosco i miei limiti ovviamente, l’indole, le mie preferenze e i miei “antenati”. Per quanto riguarda un’altra lingua, se parliamo di elezione e di attrazione, direi l’inglese e direi senz’altro la poesia americana.

  1. Sapresti indicare una forma artistica e una disciplina scientifica, se ci sono, che influenzano più di altre il tuo processo di scrittura? In che modo entrano in poesia?

La disciplina, sempre che si possa definire scientifica, è la storia. Una forma artistica invece per me fondamentale è la pittura: la pittura ha molto a che fare con le parole, mentre la poesia ha a che fare con il silenzio. Anzi, oserei dire che poesia è, essenzialmente, fare silenzio.

  1. Che rapporto hai con la metrica e la rima?

Ottimo, per fortuna. Punto.

  1. Tra le nuove generazioni ci sono 3 poeti che ritieni particolarmente preminenti o a cui pensi sarebbe interessante porre queste domande?

Indico tre nomi, persone alle quali penso: Agostino Cornali, Gabriele Belletti, Gisella Genna.

0. Acer in fundo, se non vuoi dirci 3 poeti contemporanei che proprio non ti piacciono, puoi indicare uno o più testi del tutto distanti dal tuo modo di ‘sentire’ e ‘pensare’ la poesia?

Tra i nomi più noti, ne dico due: Maurizio Cucchi, Claudio Damiani. Non amo il “cosismo”, l’annotazione di poco o nessun conto di cose, di robe. Un esempio:

Noi animali amiamo
spargere tracce del nostro
irrilevante passaggio, imprimere
il nostro odore, marcare, appunto,
il territorio di gestione. Carrelli
elevatori e telescopici, taniche
gialle, assi e lamiere, ganci, attrezzi
di metallo, lattine, stracci
in mostra sotto la tettoia, sotto
le arcate della biblioteca
e d’improvviso, come una beffa,
la scritta rossa sulla macchina,
nome del grande spirito,
nostra invenzione manichea,
patetica ed eroica.

Ti chiediamo infine di proporci alcuni tuoi testi poetici.

Da Un altro che ti scrive, Marcos y Marcos, in uscita il 24 aprile 2024

Per una locanda

I balenieri, la loro locanda
prima dei mari: c’è chi si domanda
del cupo di quel quadro nel vestibolo
e chi si raccomanda
a Dio. Io, Samuele,
emergo dal profondo della storia
per profezia e di un popolo o una vita
vi dirò.
È per destino che passo di qui:
passo portando il peso di una voce,
amando moltitudini sapendo
che quella voce non è mia.

 

Biografia

Lunga osservazione del giardino.
Natura, l’ostile e la paziente
attesa della pioggia.
E attendiamo noi
che per familiarità di tenebra
la nostra oscura lingua ne parli.

 

Fuoco sulla pianura

di nuvola in nuvola passa il diavolo e tu dovevi
crescere dove nasce una sillaba e la parola
alba poi sparire una notte e nei giorni prima
ferire. Dio, quel rosso che vicino si tende
viene dal lampo e subito
è incendio

***

Cristiano Poletti è nato a Treviglio (BG) nel 1976. Laureato in storia, lavora all’Università di Bergamo. Ha scritto due libri di poesia: Porta a ognuno (L’arcolaio 2012) e Temporali (Marcos y Marcos 2019). Autore di saggi, ha scritto: L’opera multiforme di Dino Buzzati (L’arcolaio 2012); dei poeti, (Carteggi Letterari 2019); Libellula gentile, sulla vita e il lavoro di Fabio Pusterla (Marcos y Marcos 2019). Ha vinto il Premio internazionale Europa in versi 2020. Dal 2007 al 2017 ha diretto Trevigliopoesia, festival di poesia e videopoesia. In uscita, sempre per Marcos y Marcos, un nuovo libro di poesia: Un altro che ti scrive.

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