7. Tra i libri usciti negli anni Duemila puoi indicarne 5 fondamentali per il tuo percorso?
Fondamentale lo direi forse di un libro solo (fra quelli usciti negli anni Duemila), Noi di Broggi.
6. Nella tua esperienza, il fatto di scrivere poesia si riflette nella vita quotidiana? Per chi scrivi poesia?
Il fatto di scrivere poesia per me informa e sostanzia la vita quotidiana in ogni suo singolo aspetto, se quest’espressione ha senso in pratica, e posto che la vita quotidiana è piena di meraviglia (mi viene in mente la Cavalli: «Il quotidiano? Dico, ma come?… boh, ogni caffellatte mi sembra come se fosse il primo della mia vita»). La seconda domanda invece mi sembra più complessa, anche perché forse ci sono destinatari diversi a livelli diversi; in generale, vale il luogo comune per cui un testo è scritto per chi sa farne buon uso.
5. Senti di fare parte di una comunità poetica a cui aderisci? Com’è il tuo rapporto con altri poeti viventi e con chi ti legge?
Anche quello di comunità poetica è un concetto verso cui mi sento di fare resistenza: sia perché ci sono tante comunità quante persone sia perché le comunità, come le persone, si danno in continua trasformazione: così la fotografia del primo volume dell’antologia Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90, uscito cinque anni fa, appare nettamente diversa dalla fotografia del terzo volume, uscito l’anno scorso; ma entrambe hanno colto un sistema di relazioni che in quel momento era vero (persone che entrano in rapporto, cose che si producono: la relazione come evento primario).
4. Senti di inserirti all’interno di una tradizione poetica italiana? Avverti una particolare vicinanza con tradizioni poetiche in altra lingua?
Sì. Per quanto riguarda la seconda domanda, sento un’affezione particolare per le altre lingue dell’italiano, ovvero per le antiche tradizioni dei volgari; c’è un libro che sto scrivendo su questo, si chiama Tresor.
3. Sapresti indicare una forma artistica e una disciplina scientifica, se ci sono, che influenzano più di altre il tuo processo di scrittura? In che modo entrano in poesia?
Anche qui trovo difficile parlare di dosaggi o corsie preferenziali; mi sembra (molto banalmente) che la mia scrittura si nutra a suo piacimento di quello che faccio, pescando da dove le pare senza curarsi di consultarmi (anche delle cose a cui personalmente non darei peso, tipo un’avvertenza su un’etichetta); si potrebbe rovesciare la domanda e dire che è il gesto poetico a entrare nelle cose.
2. Che rapporto hai con la metrica e la rima?
È naturale. Senza metrica… Anche la metrica è inscindibile dalla ‘vita quotidiana’ di cui sopra: dal primo all’ultimo momento della nostra vita c’è sempre un ritmo che, battendo, la scandisce. Così anche il gesto poetico nasce come una scansione ritmica che prende consistenza, soltanto dopo arrivano le parole. Le rime mi incantano, i miei testi le tradiscono quasi sempre; talvolta le recuperano in modo perfetto quando ormai sembravano perse, quando l’orecchio aveva dimenticato quella promessa di suono.
1.Tra le nuove generazioni ci sono 3 poeti che ritieni particolarmente preminenti o a cui pensi sarebbe interessante porre queste domande?
Ce ne sono almeno trenta (anche se alcuni nomi, fra quelli che ho inserito nell’antologia, oggi non li rifarei). Ma per stare al gioco dei tre: Marco Villa, Michele Bordoni, Ophelia Borghesan.
0. Acer in fundo, se non vuoi dirci 3 poeti contemporanei che proprio non ti piacciono, puoi indicare uno o più testi del tutto distanti dal tuo modo di ‘sentire’ e ‘pensare’ la poesia?
Questa è facile: Davide Rondoni, Isabella Leardini, Maria Grazia Calandrone…
Infine ti chiediamo di proporci alcuni tuoi testi poetici.
Testi inediti da Tresor
Datemi tutto, senza niente in cambio,
non perché lo chiedo, per entusiasmo,
in uno slancio spontaneo.
Certo che è pacato il viso, certo
che danzo su uno stelo, non mangio con le mani.
Guardatemi come spendo la parte meglio, come la spando.
*
A questa vita audire spello?
O gloriose stelle o lume spento
oppure lume spento giallo oro
non compro, vendo tutto, non c’è modo
non c’è verso di tenerla ferma, la tua faccia geocentrica.
*
Noi abbiamo questo intervallo e spazio
e non avremo mai nient’altro, Paolo.
Per questo esci fuori dall’abitacolo
e raduni i sassi dai campi sparsi dei fondi
per fare un muricciolo a secco in una terra di passo.
***
Giulia Martini ha conseguito un dottorato di ricerca in Filologia e Critica all’Università degli Studi di Siena, in co-tutela con l’Université de Fribourg (Svizzera), con un progetto dedicato alle forme e alle funzioni del dialogo nella poesia italiana del Novecento. A giugno 2018 ha pubblicato il libro di poesie Coppie minime (Interno Poesia). Sempre per Interno Poesia è curatrice dell’antologia Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90 (I vol. 2019, II vol. 2020, III. vol. 2022).