Le tue opere hanno uno stretto rapporto con la memoria e con il rito. Da dove proviene questo legame tematico e quali sono le suggestioni che ricorrono nel tuo racconto pittorico?
Da alcuni anni l’interesse per la memoria non è più così centrale o meglio ha subito uno spostamento rispetto agli inizi: se originariamente ricostruivo fatti vissuti o a cui avevo assistito, col passare del tempo certi elementi, certi soggetti appartenenti al mio archivio mnemonico, assumevano una valenza diversa, diventavano autonomi, svincolati da una dimensione temporale, avvicinandosi più ad una dimensione assoluta, simbolica e archetipica. Da qui l’avvicinamento al rito, alla gestualità in relazione al segno, alla performance.
Come si genera il tuo primo impulso all’azione pittorica e come si manifesta nello spazio e poi su supporto pittorico? Raccontaci come evolve il tuo processo creativo prima di raggiungere all’opera su tela, carta o legno.
Il mio è un lavoro piuttosto eterogeneo, soggetto anche a brusche deviazioni di rotta, tuffi nel caos e ritorni all’ordine, beatamente incoerente. Il processo creativo è estremamente mutevole, ma penso che l’impulso originario sostanzialmente sia quello di puntare ad bersaglio, anche se indistinto e cercare di colpirlo. Mi sento come un predatore che insegue la preda. L’inseguimento a volte inizia esitante, poi, gradualmente, la corsa si fa sempre più serrata, finché non raggiungo l’obbiettivo. Allora tutto diventa più chiaro, più distinto, più nitido.
Una direzione che ho aperto recentemente nel mio lavoro è incentrata sul ritratto, l’autoritratto e la loro combinazione: Il mio volto va a sostituire il volto dell’altro e viceversa. Anche in questa processo c’è un atteggiamento predatorio: catturo e sono catturato.
Da anni ti dedichi all’aspetto motorio e spaziale del gesto pittorico, con una disciplina fondata sulla consapevolezza del movimento che chiami Ginnica del Segno. Quali sono gli ultimi sviluppi di questa tua ricerca volta alla liberazione del segno? In quali opere hai sintetizzato questa pratica?
Stigma degli emisferi, è forse l’ultima frontiera di questo mio percorso. Un segno rosso e uno blu, in riferimento all’emisfero destro e sinistro. In sostanza marchio i luoghi, le cose, gli oggetti che in quell’istante “necessitano” di essere marchiati. Questa necessità penso sia legata ad un desiderio di “fare mio” il soggetto in questione, ma non di possederlo. E’ come se mi mettessi davanti ad un modello, oggetto, luogo, persona e lo ritraessi, ne facessi esperienza…il mio sguardo e il mio segno collimano su di esso e il marchio che imprimo è la testimonianza di questa esperienza (persiste anche qui l’atteggiamento predatorio…).
In questo lavoro credo di essermi avvicinato maggiormente ad un idea di unione tra segno e rito. Ginnica del Segno si muove anche in una dimensione terapeutica, in particolare per quel che riguarda l’aspetto neuoromotorio. Recentemente ho lavorato con un ragazzo ipotonico, con importanti difficoltà di motorie. In sintesi ho guidato le sue mani a tracciare linee all’interno di mappature strutturare. Dapprima fisicamente, stringendo nella mia la sua mano che a sua volta impugnava un pastello, accompagnandola, seguendo i punti precedentemente stabiliti all’interno della mappatura e poi gradualmente, avendo acquisito più autonomia, guidando il suo movimento indicando di volta in volta i punti da collegare.
Un altro aspetto, che è sempre stato presente nella pratica di Ginnica del Segno e che recentemente ha assunto una forte rilevanza, è quello relativo al rapporto tra suono, segno e ritmo. Ho fatto esperienze oltre che didattiche anche performative in questa direzione. Durante la mia ultima mostra a Modena (settembre 2019), presso la Galleria D406, ho presentato una performance, Hemisphaeria, in collaborazione con Paolo Camisani, un suonatore di sarod, uno strumento tradizionale a corde indiano. Un cajon, precedentemente rivestito di carta, veniva da me suonato/percosso/segnato in un dialogo serrato col sarod: l’immagine scaturita dalla sovrapposizione di segni/suoni sulla superficie del cajon, e l’interazione dei due strumenti, rimandavano metaforicamente agli emisferi cerebrali, alla relazione tra parte destra e sinistra del cervello.
Il dato fondamentale di questa pratica, Ginnica del Segno, è che la liberazione del segno avviene, o almeno ambisce a tale condizione, attraverso la costrizione e la disciplina.
Quale è il tuo rapporto con la poesia? Ci sono dei poeti che hanno ispirato le tue opere?
In passato ho fatto esperienze sulla relazione tra segno e parola. La dimensione poetica mi interessa in particolare quando si incontra con quella filosofica, come in Maria Zambrano, che trovo illuminante, ma direi che non ci sono poeti che hanno ispirato le mie opere, non direttamente almeno.
Recentemente ho letto Bashò, un poeta giapponese del ‘600: non l’ho letto in giapponese e non so quindi fin dove possa essere arrivata la mia comprensione dei suoi testi, ma devo dire che la consistenza delle cose di cui parla, lo stagno, il sentiero, l’uccello…l’ho sentita molto vicina.
Bio
Giuliano Guatta è nato a San Felice del Benaco, Brescia, nel 1967. Oltre all’attività espositiva, dal 2008 da inizio ad un progetto, Ginnica del Segno, improntato sulla relazione tra movimento del corpo e segno. Di seguito, un elenco delle principali mostre, performance e workshop tenuti dall’artista.
2019
Fisiognomica del pensiero, D406, Modena
2018
Polittico della Terza Virtù. Chiesa di San Jacopo al Tempio, San Gimignano, a cura di Pierangelo Prestini
Selvatico 13 Fantasia Fantasma. Pittura tra immaginazione e memoria, Palazzo Pezzi, Cotignola, a cura di Massimiliano Fabbri
2016
Alter, Drawville, performance, Sala dell’Arengo, Biennale Disegno Rimini, a cura di Massimo Pulini
Gymnastic of Sign. Relaction/Interaction, video presentato nell’ambito di Draw to perform 3, Drawing
Performance e Workshop, An international symposium for Drawing Performance, a cura di Ram Samocha, Crow Nest Gallery, London
2015
Combattimento.Ballo.Seduti, workshop, MART, Rovereto, a cura di Annalisa Casagranda
2013
Partecipazione al progetto teatrale Umanità, di Silvia Girardi, residenza presso il Teatro dei Segni, Modena
Disegno Marziale, a cura di Annalisa Ghirardi, Sala dei Provveditori, Salò
2010
MRPLS Movimento di Ricerca e Pratiche di Liberazione del Segno
D406 Arte Contemporanea, Modena
Instagram: @giulianoguatta.ginnicadelsegno