I Tolki sono entrati nel loro epos sin dall’inizio – così come è scritto, così come è detto – là nella prima pagina del I° libro: Tà. L’anno è il 2011, dopo Cristo. L’inverno è alle porte, e dal bianco, come una nevicata, vennero i consigli, vennero gli episodi senza fine, vennero gli otto libri, venne la costruzione d’un’umanità ferma lì, nel bel mezzo del tempo. Per uscire dal tempo fermo venne la serie.
Vennero i Tolki, i parlanti. Scrivevo/leggevo ‘Sono post-studenti, ex-lavoratori, parlano una lingua ridotta all’osso. A cavallo del tempo c’è una fastidiosa nebbia, c’è molta umidità. forse una casa, forse una ex fabbrica… una futura scuola o lo scantinato d’un teatro: -Tà – come orologio al muro, come lancetta che si sposta…’ Tà, poesia dello spiraglio e della neve: i parlanti di fronte alla lancetta tacciono la parola, restano quasi muti. C’è un eterno presente che maschera il tempo, offusca la storia. Nella separazione della persona dal tempo è nato in terra lo spettacolo senza fine.
Fugge la parola dal lavoro del tempo. E fu così che parola, lavoro e tempo – i tre fantasmi – presero corpo e s’accamparono nella terra di Zard. Secolari le figure in misteriosa parentela, chissà quando a venire, chissà quanti anni fa… Li riconosci dalle tute, dai grembiuli collettivi. Non fanno che salvarsi, interrogarsi: ‘’come si chiama il nostro lavoro? Il nostro lavoro in terra come si chiama?
I.T.
***
SE È VERO CHE SEI FIGLIO DEL FORNAIO
Se è vero che sei figlio del fornaio
dimmi perché dalla farina abbiamo imparato
così poco, dimmi perché non ci voltiamo
quando passa il carretto, e chiama
Sento il martello che picchia, sento il rantolo
l’ora del lupo, sento il lupo.
Lascerò cadere il fazzoletto, e tu
raccoglierai la noce. Staccherai l’occhio
dal fondo del cielo, è figlio dell’albero il cielo
sa cos’è la terra.
*
COME L’ALTISSIMO
Come l’altissimo, come
l’altissimo muro del pianto
tu dividerai lo spirito
Si vedranno le ali del tempo
sollevare il bambino più piccolo
come succedeva nel sogno
E il sogno di chi era non lo so
E il tempo di chi era non lo so
Ma il fiore era verde
l’erba era scarlatta
Come quando sei sceso dall’alto
e il campo era pieno di papaveri
così rasoterra soltanto la ruota
poteva sapere perché.
*
SONO SICURA
Sono sicura, il libro aveva il sigillo
il volto aveva il sigillo
il camice color sigillo
scendeva giù fino al sasso
una cosa mai vista, Jàn
lo scrivano aveva sbagliato tutto
Né letto, né casa
né sepoltura, noi non avremo
che questa baracca, Jàn
-attento, Jàn, attento –
La pagina è bianca
la pagina è nera
nel libro la nave
è chiamata cavallo.