La poesia che si fa città. Testi da un laboratorio (Zacinto, 2023) è il risultato della prima edizione (2022-2023) del laboratorio di poesia gratuito organizzato dall’Università IULM di Milano, su iniziativa del Prof. Paolo Giovannetti, con la conduzione di Tommaso Di Dio e la collaborazione di Marilina Ciaco. Il libro si struttura come un’antologia di proposta di nuove voci, un organismo di brevi sequenze con una coerenza interna, una raccolta di testi che, per la loro diversità, potrebbero costituire uno spaccato sincronico della poesia contemporanea. Proponiamo un’anteprima di questo lavoro, da pochi giorni nelle librerie, attraverso una rubrica di uscite settimanali.
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Laura Amponsah,
Sono mani così rarefatte
questi tronchi
e radici
senza la saggezza degli alberi
ma sconvolto il cielo
di aria frizzante in punta di dita
leggére
mai il sorriso lacerato
nel cielo scandisce
nuova lingua
lascia il corpo
ad ogni fermo
respiro
*
Andrea Ghiazza,
almeno parliamo, mi dici, seduto sul ciglio del buio,
tentiamo una qualche via d’uscita. Ma i tram
non passano più con la passione di prima, senti
lo stridore sulle rotaie, il rumore di una dissonanza,
di qualcosa che non è più ricordo?
che parliamo a fare, se un suono non si ripete
mai uguale, se cambia la modulazione della voce,
se le registrazioni ci stancano, ci annoia
la voglia di piangere?
protesti che credevo nelle parole. Dici
di ricordarlo bene. Allora parliamo,
sì, parliamo. Milano è in ascolto, pronta
alla vanità di un nuovo sforzo. Di questa lenta
abdicazione, di questa assenza, del mio imbarazzo
davanti ai fantasmi, di tutto quello
che non servirà a salvarci,
avanti, parliamo.
*
Giorgia La Placa,
È importante sentirsi al sicuro, sapere
chi c’è chi fa, riconoscere una parola bianca da una rossa.
Gli amici erano tutti ammassati in sala,
i bicchieri li prendevano li poggiavano, si rimettevano ai giudizi
qualche gora c’era sulle loro facce pulite.
Alla festa tutti si divertivano,
io pensavo al panorama dalla pompa di benzina
quando la luce d’estate vende il sole di luglio.
*
Elisa Longo, Vivere morsa
Ho perso ogni giorno
il vuoto che separa.
Rialzarsi
vacillare
verso il prato
la porta d’ingresso
se mi guardo indietro
dove le parole sbucciano
tra gli alberi
avevo bisogno di sapere
che eri foresta
ma un frutto non ha vaso
è nata una primula
tra i fili d’erba gelati
tutto è credibile
e sta al mondo
gl’insetti accartocciati dentro ai rospi
la rosa arrampica
il cane del vicino è afono
voglio stare
dove posso morire
sentire strappare
quando il sole sfinisce
camminare fino al bordo
farmi foresta
abbattere
svettare
*
Francesco Massara, Una voce dal fronte
Ancora qui
Dolce purissimo ignorante
Coinquilino di quel costoso spazio della mente
Nel vortice di una danza chiusa
L’energia dei sensi si distrugge e si rinnova
Traballa caleidoscopicamente
Vorrei tu fossi l’aria che respiro
Acqua che disseta, terra che cammino
Ma camminare nel fango non aiuta
Sulla faccia scura della terra
L’aria è muta
Suona il tamburo, cupo della guerra
Nell’avamposto raccattiamo
Sogni disumani
Nel silenzio, tendiamo le mani
Occorre costruire
Essere custodi
Del fuoco che ora brucia