La poesia che si fa città. Testi da un laboratorio (Zacinto, 2023) è il risultato della prima edizione (2022-2023) del laboratorio di poesia gratuito organizzato dall’Università IULM di Milano, su iniziativa del Prof. Paolo Giovannetti, con la conduzione di Tommaso Di Dio e la collaborazione di Marilina Ciaco. Il libro si struttura come un’antologia di proposta di nuove voci, un organismo di brevi sequenze con una coerenza interna, una raccolta di testi che, per la loro diversità, potrebbero costituire uno spaccato sincronico della poesia contemporanea. Proponiamo un’anteprima di questo lavoro, da pochi giorni nelle librerie, attraverso una rubrica di uscite settimanali.
***
Nina Carini,
Abbaiano stelle
su latte azzurro
Occhi due guardano, due vivono
o forse piangono sibili argento
Indietro, Avanti
Il tempo danza
Schiuma bianca
Suona vento
Suona
18 agosto
*
Maria Laura De Cristofaro, Inciampi
Era una notte opalescente
e spessa
di pelle di medusa
noi due viaggiavamo
in una vecchia navicella
(l’Ibiza nera di mia madre)
fra impulsi di semafori
e lampi d’oro di foglie di bagolari.
La torre Velasca
il grattacielo Pirelli
avevano cime mozzate.
Tu dicevi:
pensami bello occhi di puma sorriso tagliente
e a me bastavano
la voce bassa le mani grandi.
Gli anni mietono spigoli.
Servono inciampi
inibizioni malfunzionanti
per vivere
sono indispensabili
cadute e ricadute di stile.
*
Valentina Proietti Muzi,
Le creature d’acqua si distendono
oblique. Guardo i crani molli
le bolle dei corpi.
Nel mare stretto, c’è odore umano
e saliva acida
una strategia di guerra
*
Nomade, Mondo – fine –
Un sussulto lieve.
Dissi “ho i nipoti più belli del mondo”.
Un’ultima frase.
Coronamento di un rapporto viscerale.
Giorno uno: mi attendevi fuori dall’ascensore.
Giorno tre: passeggiavamo tra i corridoi.
Stupefatti della tristezza e il silenzio che c’era intorno.
Giorno cinque: sdraiata, mi accolsi con un “ciao amore”.
Giorno sette: appena dormiente accennavi ad un sorriso.
Giorno nove: la folla intorno a te attendeva un cenno.
Giorno undici: ubicazione più specialistica.
Giorno tredici: nessun segno.
Giorno quindici:
Giorno sedici.
Ricordo il colore del lettino, giallo consumato.
Ricordo l’odore delle pareti, bianco chimico.
Ricordo la pessima cera di un viso malato.
Un accanimento terapeutico per mantenere vivo il respiro.
Vano.
Una manciata di ore, poi la fine.
Ora forse vedi il buio, e senti freddo.
Non rompi più l’uovo sul mio capo.
Non ti nascondi più dentro l’ascensore per farmi spaventare.
Non sghignazzi più nel letto, avvinazzata, la sera di Natale.
Non mi chiedi più se sono contento della vittoria dell’Inter.
Non fingi più di perdere a scala quaranta.
Ora forse vedi chiaro e senti caldo.
Salda nella decisione.
Passi nei pensieri.
Suggerisci un’idea.
Rispondi rassicurando in un momento tormentato.
Nonostante l’assenza fisica.
Giochi con la mia psiche dal 2015.
“Ho i nipoti più belli del mondo”.
Un’ultima frase.
Quando ti vedrò
per un’ultima volta
Pronuncerò:
*
Marco Cubeddu,
P.S.,