Due mari
Lungo la linea dei due mari, la città
s’arrocca in una nuvolaglia grigio-scura.
I delfini a volte arrivano sino alle boe
sotto i piloni, dove il sole
fa il cielo arancione. Strano,
è solo un giorno senza vento, scandito
dall’andamento delle auto. Ma un legno
s’è appruato su una roccia
sottraendosi all’approdo – non c’è suono
nel ventre del golfo, solo il coro
stridente dei gabbiani.
Risale per le vie una verità,
un risentimento delle case,
delle strade. Ma la speranza
non si prende i suoi torti,
restiamo ostili con desiderio
se il vento riprende, nostro tormento.
*
Un muro
Un muro non ha una voce
anche se ti sprechi, segui
il filo del suo corso, trovi
il suo inizio, la sua coda.
Un muro non ha una voce
come queste spalle al buio
a cui non puoi aggrapparti
nella casa dove sei cresciuto.
Un muro non ha una voce
resta fedele alla promessa
di non darti spiegazioni
anche se chiedi ad alta voce.
Un muro non ha una voce
resta muro, parete liscia
separa, ti spinge alla fuga
non conosce distanza.
*
Portineria D
Persi tra le cime degli ulivi
gli uomini alle portinerie
a polmoni pieni, per tutto
quello che poteva venire,
dovevano restare muti
dentro un’idea pura,
una vita dietro l’altra.
Pensavano di sentire
dentro la notte il mare
mugghiare nei magazzini
il nero mare limpido
sognato dai ragazzini.
*
Preghiera per il figlio
Proteggi lui che annega
e sospendi ogni giudizio
adesso che perde ogni cosa,
viaggio dopo viaggio.
Chi incontrerà lì fuori
se dopo ogni curva estraneo
ai mandorli, ai ciliegi, ai vigneti
in una città tanto triste, lo vedi
restare indietro in un corteo
come il fischio di un treno.
Proteggi lui che incespica
e sospendi ogni giudizio
ora che guadagna il silenzio,
viaggio dopo viaggio.
*
Nel giardino
Da lei ho imparato a seguire
l’avanzare delle stagioni sui rami,
attendere l’ultima partenza del glicine,
le prime infiorescenze del pruno.
Perché questo potesse avvenire
ho seguito la sua piccola zappa,
il suono netto delle potature
l’intimo accordo da conservare.
A tutto ho dato la mia incostanza
la voluttà di un dio pigro,
l’insofferenza dell’attesa.
Similmente talvolta ho sabotato
per ore e ore il nostro amore
nel disconoscere il lavoro della rosa
prendersi cura di un filare.
Ma ho imparato anche a seguire
i primi movimenti delle foglie,
la clorofilla premere verso la luce,
malgrado il buio della stagione
aprirsi ad un altrove, a cosa conduce.