Vittorio Lingiardi | Due poesie da “La confusione è precisa in amore”

Vittorio Lingiardi, psichiatra, psicanalista, poeta, ha pubblicato due raccolte di poesie oltre a numerosi saggi scientifici. MediumPoesia l'ha incontrato al Festival della letteratura a Mantova, questo settembre, per intervistarlo e parlare della sua opera.

Vittorio Lingiardi (Milano, 1960) è psicanalista, psichiatra e professore ordinario di psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma. È autore di numerosi saggi e contributi scientifici. Il suo ultimo saggio Mindscapes (Raffaello Cortina Editore, 2017) approfondisce i legami tra psiche umana e paesaggio, quel luogo del mondo che cerchiamo per dare un’immagine a qualcosa che è già in noi. Come spiega l’autore: « ‘Per avere qualche speranza di essere noi stessi, dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi’. Questo pensiero di Jean Bertrand Pontalis, ci insegna due cose: una è che la nostra storia e la nostra psiche sono anche una geografia; siamo inseparabili dai nostri luoghi, per amore o per rancore. L’altra è che il nostro luogo non è mai uno solo. Ci vogliono appunto, molti luoghi». Noi l’abbiamo incontrato al Festival della letteratura a Mantova questo settembre, per intervistarlo e parlare di come paesaggio, psiche, mente e sessualità si intreccino non solo nella sua ricerca scientifica, ma anche nella sua opera poetica, composta finora di due raccolte, entrambe edite per Nottetempo, La confusione è precisa in amore (2012) e Alterazioni del ritmo (2015).  Di seguito vi riportiamo solo un breve estratto del nostro dialogo, utile secondo noi a contestualizzare il contenuto di approfondimento di questo articolo.

Vittorio Lingiardi: […] Dunque, le mie poesie sono piccole, corte e in effetti spaziano poco nel paesaggio inteso come paesaggio che ci circonda. Però, individuano quel paesaggio che forse è quello che mi è più caro: quello del corpo, nello specifico del volto umano. […] Io sono uno che a volte – rischiando di prendere un “che vuoi da me” si sofferma, si incanta a guardare le facce, il modo di camminare, i particolari, i dettagli delle persone. La gente è un paesaggio in cui sono costantemente immerso e credo che questo sia qualcosa che appartiene a una dimensione poetica dello stare al mondo: l’incantarsi, l’appassionarsi.

Potete trovare l’intervista completa, sul sito della rivista La Balena Bianca, direttamente a questo link.

Il tema del sentimento, della meraviglia, della gente e del paesaggio sono in effetti fondamentali nella scrittura di Vittorio Lingiardi. Li ritroviamo anche nelle poesie che l’autore ha letto in esclusiva per MediumPoesia, che potete ascoltare qui sotto: La confusione è precisa in amore e I dieci giorni che sconvolsero il mondo, entrambe estratte dalla silloge La confusione è precisa in amore (Nottetempo, 2012).

Michele Milani


Dieci giorni che sconvolsero il mondo

Si alzò andò in bagno
la giacca lasciando
timida sullo schienale.
Mossi la mano
cercandone il segreto:
tasche trovai cucite.
Tornò la faccia lavata
in sorriso. Non aveva segreto.
Era come la giacca:
superficie pura. Tutto faccia.

 

La confusione è precisa in amore

Ci cerchiamo nel sonno
a manate pesanti, il mattino –
con i piedi nel caos.
Poche cose da dire:
che siamo ragazzi
due vecchi –
a turno, un ragazzo,
un vecchio.
Non siamo qui per caso.
La confusione è precisa
in amore.

 

 

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Ultima Eldorado, nella trasparenza, Maria Borio, Ilaria Mai, Tommaso Di Dio, Poesia, poesia contemporanea

da Ultima*Eldorado | “Nella trasparenza” di Maria Borio

Ultima*Eldorado custodisce una raccolta di quattro interventi di poetica. Maria Borio, Lorenzo Carlucci, Carmen Gallo e Francesco Terzago hanno perlustrato la terra della scrittura, i propri limiti, i propri desideri, portando alla luce ciò che hanno trovato nel percorso.

Eldorado è il sogno degli uomini che vivono fra le poche cose del mondo; e che scavano per cercare. E così trovano non come restare, ma i resti di tutte le cose del mondo.
​Una teoria di reperti, senza indicazioni, senza spazio né tempo; colti ciascuno in una prossimità che diventa imitazione reciproca. Esposti, i reperti si sottraggono sia alla curiosità catalogatrice dell’osservatore sia alla pretesa di una narrazione che imponga loro un inizio e una fine. A chi sappia rinunciare a queste pretese, si dischiude un’ulteriore possibilità: l’abbandono al dialogo delle analogie, alla capacità evocatrice dei segni, al loro ritmico ripresentarsi, verso un travalicamento che è ogni volta un discorso da ricostruire nello sguardo di chi sta guardando. Bisogna cedere a questa trappola liberatoria, all’immobile gioco fra le figure che, sebbene schiacciate sulla pagina e mute, continuano a tessere segnali, rimandi, richiami. Bisogna avere pazienza, rimanere avvinti da queste tracce di intensità, fino a quando non osserveremo più reperti – i tasselli di una morta storia – ma il ritmo vivo che li scioglie e li lega: l’oro del tempo, la poesia.
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www.ultimaspazio.com

Qui pubblichiamo un estratto dal saggio di Maria Borio “Nella Trasparenza”.

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